Ecco l'articolo che ti porterà a cercare i video musicali di Dragon Ball di quando eri adolescente
Nascita e sviluppo degli AMV, ovvero gli Anime Music Video, ovvero l'adolescenza racchiusa nei Rammestein che accompagnano i combattimenti di Evangelion.
Ciao a tutti e benvenuti a una nuova puntata di DA DV DGT, la newsletter dell’internet che era. Vedo che state crescendo a ogni puntata e questo mi rende molto felice, spero di essere all’altezza. Andiamo a incominciare, perché oggi parliamo di un fenomeno non strettamente legato a internet, ma che si diffuse parecchio alla fine degli anni ‘90.
Quali sono i dettagli assurdi che il vostro cervello ricorda con estrema precisione? Quei momenti che non sono pietre miliari tipo l’esame di maturità, il primo bacio, lo scudetto della vostra squadra del cuore o il primo videogioco che avete finito, ma roba più triviale tipo… ecco tipo io che scopro cosa sono gli AMV e vado in fissa per un video che mescola i Rammstein e Evangelion.
AMV è l’acronimo di Anime Music Video, cioè un montaggio che mescola parti di un cartone animato giapponese con una musica per generare un mashup che ha senza dubbio senso nella mente di chi lo ha inventato.
Ovviamente non esiste un esercizio di nerdismo senza frammentazione e dispute teologiche. Gli AMV in molti casi vengono definiti semplicemente un sinonimo occidentale dei MAD, ovvero i Music Anime Douga, in cui l’unica cosa a cambiare è il tipo di musica. Per altri i MAD sono invece qualcosa nato in seno alle community a maggioranza femminile e riguardano soprattutto i protagonisti maschili.
Poi ci sono i fanvid, che sono la stessa roba, ma con le scene di film e serie tv. Da non confondere con le fancam, che sono i video e immagini con i fiorellini tipo quelli delle Bimbe di Giuseppe Conte.
In questo contesto gli AMV sono una sorta di sfogo adolescenziale, ma anche una subcultura del remix che unisce due grandissimi trend a cavallo tra ’90 e 2000: la seconda ondata di anime diffusi inizialmente da TV locali e poi da network mondiali come MTV e gruppi come Linkin Park, Slipknot, Evanescence, Limp Bizkit, System of a Down e via di nu-metal a tutto spiano.
Il risultato di questa fu-si-o-neeeee! Non può che essere l’equivalente video di quando ti chiudevi in camera tua dopo una litigata e alzavi a tutto volume My Immortal o In the end con la faccia sul cuscino, giusto prima di finire tutto il credito del tuo telefono in messaggini incazzati con gli amici e sfogarti scrivendo sulla Smemo. Tuttavia, il fenomeno col tempo ha assunto una sua dignità, con tanto di concorsi e oggi abbiamo video come questo qua sotto, che è un piccolo capolavoro postmoderno di memetica.
Il fenomeno ovviamente esplose con l’arrivo di YouTube nel 2005 ma tutto inizia molto prima e ha del pioneristico. Perché se già una quindicina di anni fa esistevano programmi dal costo contenuto (aka, li craccavi) e abbastanza facili da usare per creare questi video, la loro origine ha del pioneristico, anzi, esagero: è un esempio di nerdismo vero, non il semplice indossare una maglietta che pochi capiscono e apprezzare tanto qualcosa di poco noto, ma varcare quella linea sottile che ti porta a produrre dei contenuti tuoi, inventando soluzioni, rielaborando le tue passioni e perdendoci tanto tanto tempo per il puro gusto di farlo e ottenere una botta di ego dai tuoi simili.
In poche parole: provate voi a fare un AMV con le VHS.
Il primo AMV
Il primo AMV occidentale pare sia stato creato da Jim Kaposztas nel 1982. All’epoca Kaposztas mixò scene degli scontri di Star Blazers (da noi Space Battleship Yamato) con “All you need is love” dei Beatles. Perché? Per il lol e perché voleva proiettarlo a una convention di fantascienza.
Per ottenere questo primato nel mondo della storia della produzione umana Kaposztas usò due videoregistratori, uno contenente il materiale originale e l’altro con la musica su cui registrare via via le parti dell’anime da utilizzare. Insomma, un lavoraccio del quale oggi non rimane neppure traccia, ma che fu d’ispirazione per un movimento che col tempo crebbe fino a organizzare veri e proprio concorsi in cui venivano giudicati i video migliori.
Perdonatemi la frase da boomer, ma la fatica di Jim ci ricorda che a quei tempi essere otaku non era questione di quanta roba riuscivi a vedere su Crunchyroll. Non venivi definito dalla quantità, ma dalla tenacia. Era la difficoltà stessa del portare avanti la tua passione a scremare i semplici appassionati da veri matti e questo vale per anime, videogiochi, libri eccetera. Questo vale ancora oggi per le opere assurde che vediamo su Minecraft o mille altre fatiche erculee, ma di sicuro la facilità di accesso ha cambiato molte cose.
Parlando di accesso, questi sono gli anni ruggenti della diffusione underground di anime negli Stati Uniti e in Europa. Spesso le opere vengono portate alle convention in maniera totalmente amatoriale e senza un canale ufficiale, in cui i sottotitoli sono creati dagli appassionati.
Anni di VHS che passano di mano in mano, di viaggi della speranza in Giappone, di spiriti che vengono forgiati nella scarsità e non nell’abbondanza. E nelle cassette di quelle convention gli AMV diventano sia i riempitivi per intrattenere il pubblico prima o dopo gli episodi sia un modo per presentare agli spettatori nuove produzioni, una sorta di trailer fanmade, ma anche un modo per farsi conoscere nel circuito degli appassionati.
Poi, come in tutte le subculture che si rispettano, col progresso e l’aumentare del fenomeno arrivarono i “plebei”, quelli che potevano sfruttare computer più potenti con schede di acquisizione e programmi di montaggio video, che non dovevano faticare come Kaposztas, ma questi permise loro di creare video sempre più belli e spettacolari.
L’Onda Energetica dei Linkin Park
Uno dei nomi più famosi nelle Anime Expo era Kevin Caldwell, uno dei primi a sincronizzare le parole delle canzoni che le labbra dei personaggi. Da quel momento in poi la crescita del fenomeno andò di pari passo con quello di internet, coi fansite, le fanfiction, con gli anime ring e trasformando le subculture dei fan di anime e manga in uno dei pilastri dello sviluppo di internet nel mondo, Italia compresa.
Il passo successivo fu LinkinBallZ, ovvero un video di Dragon Ball mixato coi Linkin Park, che iniziò a circolare nel 2004 e che per certi versi a canonizzato e definito l’estetica degli AMV per molto tempo. Fu la tempesta perfetta di un anime amatissimo, una band con un forte seguito tra adolescenti incazzati (ovvero tutti gli adolescenti) e la tecnologia giusta e accessibile per unire le due cose. Furono prodotti così tanti video di questo che persino Mike Shinoda si è dichiarato più volte impressionato dal fenomeno mentre i fan duri e puri non ne potevano più.
Qualche anno dopo Lawrence Lessing cita gi AMV come un esempio di una cultura del remix tipica degli anni 2000 e degli attriti tra espressione personale, creatività e diritto d’autore.
Ok ma il video di cui parlavi?
E questo ci porta a un giorno imprecisato attorno al 2004 di cui ricordo tutto: la casa del mio amico, una partitella al gioco di King Kong su PlayStation 2 con una grafica smascellarsi e improvvisamente un gruppo tedesco di cui non capivo una parola mescolato a uno degli anime che avevo amato di più.
Il video non era su YouTube, mica esisteva, ma era un AVI da qualche mega salvato sull’hard disk, probabilmente era arrivato nel computer del mio amico dopo essere stato condiviso in qualche LAN. All’epoca infatti i primi tornei di videogiochi si basavano su gente che portava il proprio PC in un palazzetto e lo collegava in rete con gli altri computer, spesso venivano create cartelle condivise in cui tutti potevano prendere e mettere videogiochi copiati, porno, musica e tutto il resto.
Nel video è riassunta la storia Asuka, che culmina nel combattimento contro gli Eva prodotti in serie con Engel come commento sonoro. sì, c’è ancora.
Ero rapido dalla precisione della sincronia, da come musica e testi fossero perfettamente in simbiosi con la scena, oltretutto Asuka parla tedesco quindi tutto è ancora più EPICO. Era un piacere inconscio basato anche sulla sorpresa di trovare qualcosa che mi rappresentasse così tanto. Computer, anime e musica arrabbiata, era il cocktail perfetto della postadolescenza. Il manifesto di una generazione.
Subito dopo fu la stessa cosa per un altro video, sempre di Evangelion, ma con Bohemian Rapsody che è ancora un FOTTUTO CAPOLAVORO.
Mi feci salvare subito i video su un hard disk esterno o una delle prime chiavette USB da 100 mega, non ricordo, un piccolo tesoro da riportare a casa, come le VHS dei primi AMV copiate alle convention.
Ovviamente l’anno successivo furono una delle prime cose che cercai su YouTube, dove ancora oggi gli AMV galoppano liberi, accanto a un forum che pare una capsula del tempo. Se volete saperne di più c’è un lungo articolo di VICE in proposito da cui ho tratto alcune informazioni.
E quando adesso vi fionderete su YouTube a cercare video di Naruto, DragonBall o My Hero Academia ricordatevi per un secondo di Jim Kaposztas che montava AMV con due videoregistratori. Ricordatevi fin dove può arrivare la passione quando non ci sono i mezzi.
Grazie per essere arrivati fin qua, chiunqu tu sia. Se ti va ricordati che puoi leggerti un sacco di bella roba su N3rdcore, seguirmi su Instagram oppure vedere la Rassegna Stanca e le interviste di Star Words su Twitch.