I pwn N00bs with my 133t sk1llz
Ovvero quando hai iniziato a usare acronimi su internet e ti sei sentito uno della cumpa
Ciao e ben tornati a DA DV DGT? La newsletter dell’internet che era, un progetto nato per caso, che per caso andrà avanti e che per caso vi sta piacendo. Oggi parliamo un po’ di sigle, acronimi e gergo internettiano. Insomma, arriviamo all’origine del nome di questo spazio.
Stai chiaccherando con un tuo amico su internet (e per “internet” intendo una chat di Facebook, su Telegram, in un canale Discord, Whatsapp, in una bacheca di Reddit e persino via email, mi voglio rovinare) e quello scrive una cosa buffa, posta un meme fresco o una gif buffa. La tua risposta sarà “ahahah” oppure una gif o una emoticon che ride, o, più probabilmente, LOL.
Però non stai veramente ridendo, o almeno, in alcuni casi starai sorridendo, ma è molto difficile che tu rida ad alta voce per qualcosa, questo perché la comunicazione su internet è ovviamente diversa da quella reale, codifica una reazione nella sua forma più estrema per mostrare ciò che provi dentro, più che fuori, conscio delle regole del gioco.
Almeno finché improvvisamente non ti viene da dire LOL nella vita reale, anzi “in rl” e ti senti un po’ scemo, però, se nessuno ti mena, anche parte di una sorta di grande setta.
A me successe un momento imprecisato attorno al 2003 a uno dei miei primi raduni di gente incontrata su internet, favolosi momenti in cui gente con cui parlavi per ore improvvisamente sembrava non aver più niente da dire. Qui momenti in cui incontrare qualcuno conosciuto su internet aveva un retrogusto folle, anarchico e pioneristico.
Oggi se parlo con qualcuno che ho conosciuto bene su internet (quindi, semplicemente, qualcuno) può capitare di parlare a frasi memetiche per almeno mezz’ora, ma una volta, cari nipotini, era tutto diverso. La divisione tra come parlavi su internet e come parlavi fuori era ancora più netta e forse giusto LOL riusciva a convivere nei due mondi.
“Farlo per il lol” è poi diventato il motivo per cui su internet la gente fa cose aberranti, stupide o fastidiose, ma questa è un’altra storia.
All'inizio, il web era solo testo. Nel corso degli anni, abbiamo aggiunto video, emoticon, emoji, gif a secchiate che fluttuano intorno. Ma il web è ancora, essenzialmente, testo. Il modo in cui le persone parlano online è in continua evoluzione ma, nella migliore delle ipotesi, è sempre stato molto diverso dal modo in cui parliamo nel mondo reale e questo valeva ancora di più per il vecchio internet, che aveva tutte le caratteristiche di una tribù.
Se frequentavi una chat a fine anni ’90 eri sottoposto a un severo crash test fatto di slang, acronimi e sigle che separavano gli empi da giusti, i nabbi dai pro, ma soprattutto, un po’ come oggi, i giovani dai vecchi, anzi, dai boomer. Il caso ha voluto che la grande espansione di internet alla fine degli anni ’90 sia coincisa con l’arrivo degli SMS, questo permise ai ragazzi di arrivare su internet già in possesso di una loro lingua franca fatta di abbreviazioni, faccette e K al posto del CH.
Gli acronimi di internet erano un modo per scrivere più veloce, ma anche un sistema di riconoscimento, un modo tribale di riconoscersi, a volte una forma di rapido e brutale corteggiamento.
In fondo questo spazio nasce proprio da uno di questi acronimi, quel Da dv dgt? Che si scriveva a una persona che volevi conoscere su internet, con quel brivido mentre cercavi di capire se sarebbe stata un’amicizia a distanza o magari un invito a bere qualcosa. In alcuni casi c’era chi partiva con “M o F?” come se la risposta avesse senso.
Nei canali internazionali invece c’era il molto più sbrigativo A/S/L? Ovvero Age, Sex e Location con cui mettevi sul piatto chi eri (anzi, chi volevi essere).
E poi ovviamente LOL, ROTLF, LMAO, ma in Italia, soprattutto su NGI, avevamo ASD, che non era un acronimo ma una sigla convenzionale per indicare una risata che era quasi un sogghigno.
Salendo di grado OVVIAMENTE andiamo incontro al leet speak, anzi, il 1337 5p34k, ovvero il sostituire alcune lettere con numeri che inizialmente era la lingua dei veri hacker, anzi h4x0r e che col tempo è diventata una roba imbarazzante da chi si atteggia come tale o ne vuole fare una parodia (tipo N3rdcore, insomma).
Originariamente pare che sostituire lettere e numeri fosse una pratica delle prime BBS, ovvero le Bulletti Board, le antesignane dell’internet moderno, in cui c’era solo testo. In quel periodo per evitare che un contenuto fosse facilmente identificabile da un amministratore (tipo roba pirata o WAREZ, termine su cui torneremo) remixavi lettere e numeri. Usanza che tornò in voca ai tempi di Napster per nascondere le canzoni, ve ne ho già parlato. Dunque ai tempi se p4rl4v1 c0sì non eri scemo, ma un vero power user.
Eri tipo i ragazzi di Hackers, film che centra perfettamente la discrepanza tra come eravamo e come ci sentivamo alla fine degli anni ‘90 o giù di li.
Il leet speak è l’architrave di molte delle parole dell’internt moderno, tipo nabbo, o n00b, e si basava sullo storpiare termini inglese tipo you, che diventava j00, sostituirne le parole finali con determinati suffissi o invertirle, tipo porn che diventa Pr0n. Se ti prendeva bene per qualcosa potevi dire W00T! o Kewl. Magari potevi far notare con sarcasmo che qualcuno aveva detto una banalità scrivendo ORLY? (Ovvero Oh Really?) ma qua siamo già oltre il 2000 di parecchio.
Una parola bellissima che si usava ai tempi e che oggi non leggo più è owned, ovvero 0wn3d, che usando la tecnica del refuso diventava pwn3d e poteva storpiarsi fino a PWNZ000RD! Nei momenti di massima enfasi. “Owned” o ownato in italiano, voleva dire che tu possedevi qualcuno, che gli avevi fatto un mazzo così tendenzialmente in un server di Counter Strike, Unreal Tournament o Quake Arena. Ma lo si usava anche nei flame, nelle discussioni online, nei momenti in cui facevi un fallimento critico e oggi potremmo usarlo come sinonimo di blastare.
Oggi owned non lo usa più nessuno, chissà perché. Al suo posto capita di leggere rekt, ovvero wrecked, distrutto, fatto a pezzi. Anche se molte parole del leet speak sono sparite, la sua tecnica vive ancora in espressioni come git gud, ovvero geet good, da dire quando qualcuno si lamenta di far schifo a un gioco.
Un giorno arriverà un termine nuovo e git gud sparirà, o magari tornerà pwned. La lingua di internet, come quelle reali, è fluida, non si ferma mai, ingloba e sputa nuove espressioni in base alle mode, agli usi e all’età di chi la usa.
Tipo, te la ricordi la GeNte ch3 ScRiVeVa CoSì Su MySpace e simili? Di solito ragazzine? Sarà un caso che oggi questa scrittura viene usata per definire un’affermazione non particolarmente intelligente?
E YOLO?
Ci sono molti che denigrano questa forma di comunicazione come la morte di tutto ciò che è buono e decente in una conversazione informale. Io stesso ancora oggi quando leggo XKE? Anche se non si usa più, metto mano al fucile a pompa che tengo nascosto sotto la scrivania e bollo chiunque usi XD come una persona che non merita la mia attenzione (se lo fai, mi spiace, è colpa tua).
Tuttavia, questa generalizzazione ignora le sfumature dell’oggi e i potenziali vantaggi che il gergo di Internet porta con sé.
David Crystal, ad esempio, è stato un pioniere nel campo della linguistica di Internet. Crystal sostiene che una conversazione online, che si tratti di un canale privato o pubblico, è più simile a una conversazione faccia a faccia che a una comunicazione scritta formale. Questo sembra piuttosto ovvio quando lo dici ad alta voce, ma è teoricamente non sembra così intuitivo.
Eppure quando ci scriviamo l'un l'altro online, in particolare su piattaforme di chat e social media, imitiamo il modo in cui diciamo le cose anziché il modo in cui normalmente scriviamo.
Ci sono persino variazioni, colloquiali, frasi comunemente usate o dialetti, che puoi trovare mentre passi da una comunità online a quella successiva. Così come non parli con gli amici del lavoro nel modo in cui parli a quelli della tua squadra.
Come un modo per sostituire i segnali visivi delle interazioni faccia a faccia, gli utenti online iniettano un po' di personalità e termini buffi nelle loro conversazioni. Un riferimento a un film, un meme remixato o un'affermazione grammaticalmente errata (because internet) arricchiscono le conversazioni online con un po' di sottotesto. C'è qualcosa che stiamo dicendo, ma molte comunicazioni online agiscono come una specie di test, quel test che vi dicevo all’inizio. Se hai la chiave di decodifica del riferimento, puoi essere all'interno della conversazione.
L'uso principale del gergo è mostrare che sei uno della cumpa.
C’è anche un interessante studio sul perché le subculture più giovani cerchino sempre di oscurare i messaggi all’interno di una serie di layer, sigle e riferimenti oscuri, che un po’ si rifà agli anni del leet speak: lo fanno per evitare la sorveglianza di adulti e algoritmi. Ogni conversazione è una sorta di millefoglie composta da gif animate, riferimenti a quella determinata community, citazioni, emoticon col senso ribaltato (quanti sorrisi passivo aggressivi quando litigavo sui forum) ed era così anche quando internet era solo testo e poco più.
Oggi è praticamente impossibile risalire alla fonte di chi per primo ha usato LOL. No, esempio sbagliato, perché un tizio ha scritto una pagina per vantarsi di averlo fatto, per la prima volta in una BBS canadese.
Ma in generale ogni ricerca porta a quel forum, quell’altra comunità online, quel gioco multiplayer dove qualcuno lo ha letto per la prima volta. Ad esempio TL:DR (troppo lungo, non l’ho letto) nasce sul forum di Something Awful e c’è chi si è messo a rintracciare il primo uso di IRL.
E mentre scuotiamo la testa su come parlano i ragazzini oggi, coi loro FRA e le parole tronche tipo Machete Crew, dimenticandoci ciò che siamo stati, la maggior parte dei linguisti non è d'accordo con l'argomento che ogni tanto salta fuori che Internet stia distruggendo il nostro modo di parlare, al massimo lo sta cambiando.
Gerard Van Herk, coordinatore del Dipartimento di Linguistica dell'Università di Terranova, definisce questo un esempio comune di "Complaint Tradition", la tradizione della lamentela. In sostanza, è dove la generazione più anziana pensa che tutto ciò che fa la generazione più giovane è peggio a causa di nuove invenzioni, come la tecnologia. Adesso questa tradizione è in mano alla mia generazione e, credetemi, è orribile vedere gente che “ai miei tempi i cartoni giapponesi erano belli, mica come quelli di oggi”.
In un determinato momento storico chi ha il potere di costruire una narrazione è spesso in una fase della sua vita in cui iniziano a farsi sentire le spinte reazionarie, di solito gradite a educatori e forze politiche. L’unica speranza che abbiamo è capirlo, tenendo a freno il nostro boomerismo e senza voler per forza fare gli zii fighi che amano tutto ciò che è giovane.
Già nel 1850 c'erano stati timori che i progressi della tecnologia, come il telegrafo, avrebbero distrutto il linguaggio come lo conosciamo. Secondo questi studi i ragazzini non parlano peggio o male, anzi, le nuove generazioni sono tendenzialmente più abili a adeguarsi ai vari contesti, ai generi e ai tipi di linguaggio, interiorizzando concetti stratificati e usando termini metalinguistici, tipo i meme.
Intanto nel 2011 LOL, OMG, FYI e altre sigle di internet sono state aggiunte all’Oxford Dictionary, alla faccia di chi vorrebbe la lingua come un corpus immutabile.
Come si diceva ai bei tempi? PNWD!
Oh anche oggi l’abbiamo portata a casa. Se ti va ricordati che puoi leggerti un sacco di bella roba su N3rdcore, seguirmi su Instagram oppure vedere la Rassegna Stanca e le interviste di Star Words su Twitch.