La prima guerra dei browser
Ovvero quando Netscape creò un culto di sé stessa e Microsoft fece di tutto per schiacciargli la testa, mentre gli utenti non sapevano se il sito era ottimizzato per Explorer o Navigator.
Ciao amici di DA DV DGT? Scusate il ritardo di questa missiva elettronica, ho perso tutto quello che avevo scritto prima e ho dovuto ripartire da zero quando è tornata la voglia e son passate le bestemmmie.
Nell’estate del 1995 in casa mia entrò finalmente il primo PC, era un Pentium a 75mHz dopo anni di Commodore 64 prima e Amiga poi. Caso vuole che arrivò una settimana prima della mia partenza per una sorta di campo estivo (dove credo fui friendzonato per la prima volta) quindi appena i miei tornarono a prendermi a fine agosto mio padre passò tutto il viaggio di ritorno a raccontarmi quanto era figo Windows 95.
In quell’anno infatti usciva il sistema operativo che avrebbe effettivamente trascinato i computer fuori da una dimensione professionale o passionale per trasformali sempre più in elettrodomestici di tutti giorni. Per la prima volta era possibile vedere la pubblicità di un sistema operativo su Canale 5.
Ad agosto di quell’anno uscì anche la versione 1.0 di Internet Explorer. La Guerra dei Browser era pronta per iniziare.
Nel 1995 come abbiamo visto internet stava anche muovendo i primi incerti e veri passi nel mondo, fuori dalle aule, fuori dai centri di ricerca, oltre le BBS e sotto con Usenet, i primi forum, i primi siti imbarazzanti e via con le speculazioni finanziarie che esploderanno qualche anno dopo.
Fino a poco tempo prima i browser erano fondamentalmente programmi che si limitavano a mostrare del testo, mentre le immagini venivano scaricate a parte, anche perché internet serviva fondamentalmente a scambiarsi informazioni di quel tipo. Il primo browser: WorldWideWeb, era stato sviluppato cinque anni prima da Tim Berners-Lee stesso, parliamo veramente di pitture rupestri.
Il primo vagito dell’internet moderno arrivò nel 1993, con NCSA Mosaic, il primo browser in grado di mostrare immagini insieme ai testi, Oooooooh! Parliamo non a caso della stessa infrastruttura che aveva permesso di ordinare la prima pizza su Internet, nel 1994, l’anno in cui debuttò Netscape.
Netscape ha avuto un'ascesa abbastanza vertiginosa a cui è seguita un altrettanto veloce crollo. Tutto cominciò poco dopo la laurea di Marc Andreessen all'Università dell'Illinois nel 1994. Mentre studiava lì aveva lavorato al codice di NCSA Mosaic e poco dopo aver lanciato in aria il tocco da laureato fu contattato da Jim Clark che da poco aveva lasciato un’azienda da lui fondata nel 1982, uno dei nomi cardine dell’informatica: Silicon Graphics.
Dopo vari incontri Clark e Andreessen capirono che era era arrivato il momento di un browser in grado di portare internet al livello successivo, quindi tornarono dalla NCSA a caccia delle teste giuste per farlo accadare.
Alla fine del 1994 Netscape Navigator era pronto per essere distribuito dalla Netscape Communications. All’epoca se fossi voluto andare su internet sarebbe potuto capitare di dover fare una roba folle: comprare un browser in un negozio di informatica. Tutto questo cambiò con l’arrivo di Netscape, che fu distribuito gratuitamente.
Nei mesi precedenti il rilascio di Netscape Navigator nel dicembre del 1994, il team aveva infatti dato il via il beta test del proprio browser offrendo download sul proprio sito. Questa idea aveva due obiettivi: da una parte permetteva di scoprire rapidamente i bug, dall’altra era in linea con la visione di Andreessen che vedeva nel software libero e nella sperimentazione costante un valore aggiunto. Per lui il “perfetto” era il nemico del “fatto” ed era pronto a volare con un aliante fatto di nastro isolante mentre il resto degli ingegneri discuteva ancora su qual metallo usare per le ali.
Questo lo rendeva molto diverso da Berners-Lee, che riponeva tutta la sua fiducia in comitati, consorzi e passi cauti. Queste sono le due forze che hanno sempre governato il web ed è probabilmente nel loro bilanciamento la chiave del vero sviluppo.
Dopo il debutto Netscape mantenne sempre più o meno inalterata questa pratica, rendendo scaricabili le versioni di "valutazione" del proprio browser. Dopotutto, i soldi veri arrivavano con licenze e software aziendali. Camminare su questa china ripida, facendo profitti dalle vendite individuali ma rendendo tutto accessibile gratuitamente agli utenti più esperti, era una strategia rischiosa che pagò all’inizio, ma che finì per fare molto male a Netscape.
Furono anni interessanti per Netscape e i web designer, ad ogni aggiornamento usciva qualcosa che rendeva internet ancora più bello Il sviluppo di HTML procedeva senza una forte coordinazione centrale, quindi Netscape si occupò di spingere il limite sempre più in là. Nelle versioni seguite nella prima metà del 1995, furono aggiunti caratteri personalizzati, colori di sfondo e supporti incorporati. Con la versione 2.0, rilasciata nell'agosto del 1995, fu aggiunto i frame HTML, le mappe di immagini e, con un flex impressionante, la prima iterazione in assoluto di Javascript.
Creare un sito per Netscape era un sogno diventato realtà per molti designer. Ad ogni passaggio, i web designer potrebbero aggiungere nuovi livelli di interattività e pulizia visiva. Ovvio, questi siti facevano schifo se visti altrove, ma alla metà del 1995 Netscape aveva una quota di mercato dell’80%.
A quel punto Clark decisa che era il momento di fare il passo successivo e quotò in borsa l’azienda. Fu una mossa epocale per i tempi, soprattutto per una società con a malapena un anno di vita sulle spalle, però era il momento giusto per farlo. Netscape era più di un browser, era una sorta di culto, un marchio amato dalla stampa e spinto con forza dal passaparola degli utenti.
Ciò di cui Clark e Adreessen si resero conto è che creare uno standard è un’altra cosa rispetto al creare un marchio, che essere parte di un fenomeno non è come lanciare un prodotto, che produrre un vero e proprio movimento culturale non è come produrre profitto.
Avete presente l’idea dei programmatori che passano ore e ore alla scrivania e pochissime a letto? Di compagnie che crescono vertiginosamente e si muovono con atteggiamenti predatori, divorando tutto ciò che trovano, senza mai fermarsi, vivendo costantemente sul confine tra il genio e la paranoia?
Tutto questo divento rapidamente il DNA di Netscape, il suo credo, il sangue nelle vene dei suoi programmatori. La compagnia si trasformò nell’archetipo della Silicon Valley fatta di ore di lavoro, fortune accumulate in pochissimo tempo e spietatezza. Tutto questo prese il nome di “Netscape Time”, come se nei suoi uffici il tempo scorresse in modo diverso tra rabbia, paranoia, caffeina e desiderio di essere sempre i migliori.
D’altronde il momento era perfetto: nel 1995 i server che costituivano internet passarono da 2.500 a 75.000 e alla fine dell’anno se ne aggiungevano 700 ogni giorno. Internet diventò “qualcosa” di cui parlare sui sulla stampa e in giro per sentirsi fichi. Il processo di OJ Simpson diventò un fenomeno mediatico anche grazie al fatto di poterne discutere online con migliaia di persone. Persino la Casa Bianca inaugurò un sito.
Marc Andreessen all’epoca era considerato come una sorta di fusione tra Musk e Jobs. Una specie di evangelista della rete che godeva di un credito e di un’aura ai limiti del messianico. Finì sulla copertina del Times a parlare di un futuro in cui i PC avrebbero goduto di sistemi operativi presenti solo sulla rete, e quei sistemi sarebbero stati targati Netscape.
E fu probabilmente questa affermazione (non è vero, ma mi piace pensarlo) che risvegliò il gigante che aveva dormito fin troppo: Microsoft.
Pochi mesi prima della quotazione in borsa, una delegazione di ingegneri Microsoft fece visita agli uffici di Netscape, una mossa scaturita da probabilmente da un misto di sincero interesse e tentativo di intimidazione. Microsoft era già un gigante e Gates aveva fama di essere lo squalo più grosso dell’oceano, con tutti i mezzi per divorare chiunque l’avesse ostacolato e la freddezza di farlo senza perdere un minuto di sonno.
Questo incontro diventò negli anni a venire un momento mitologico, una sorta di leggenda, perché a seconda di chi ne parla escono fuori due storie completamente differenti.
Secondo la delegazione di Microsoft tutto si svolse senza scossoni, un semplice e stimolante scambio di opinioni fra due grandi aziende che stavano guidando la rivoluzione tecnologica e culturale di quegli anni.
Secondo Andreessen l’incontro fu una specie di intimidazione mafiosa. Microsoft arrivò con un ultimatum: o vi unite a noi o vi spazzeremo via, vendeteci il codice di Netscape (a una somma ridicola) o faremo tutto e anche un po’ di più per annientarvi.
La verità sta probabilmente da qualche parte nel mezzo, di sicuro già all’epoca Nescape temeva Microsoft e aveva iniziato a proteggersi con l’Antitrust, quindi è probabile che quelle dichiarazioni fossero una difesa preventiva da portare in tribunale al momento giusto.
La dichiarazione di guerra tra le due compagnie fu firmata quindici giorni dopo, ad agosto, mentre io ero a farmi friendzonare sull’Appennino tosco-emiliano e il suo nome era Internet Explorer 1.
Ironia della sorte: il piccolo team di Microsoft che lavorava a Explorer iniziò con un codice in licenza di Spyglass Mosaic, codice su cui Andreessen aveva lavorato agli inizi della sua carriera.
Inizialmente Explorer non sembrava assolutamente in grado di impensierire Netscape, era un debuttante che si confrontava col Michael Jordan dei browser e non godeva assolutamente dello stesso seguito simil-religioso.
Il debuttante però andò in palestra e a dicembre uscì la seconda versione, già ricca di miglioramenti. Il 7 dicembre 1995, lo stesso giorno dell’attacco di Pearl Harbor, Bill Gates tenne una conferenza stampa in cui definiva i piani di espansione di Microsoft nella rete e, di fatto, la strategia per soppiantare Netscape.
Gates sapeva di aver perso il primo treno per la Rete (così come perse poi quello degli smartphone) ed era intenzionato a fare di tutto per annullare quel ritardo. Era talmente in ritardo che persino il suo libro uscito qualche mese prima “The Road Ahead” fu rivisto dopo il 7 dicembre e furono aggiunte molti contenuti legati a internet.
Da quel momento in poi Navigator ed Explorer abbassarono la guardia e iniziarono a menarsi senza pietà, aggiornando continuamente le proprie funzionalità, anche di mese in mese, integrando plugin, supporti e elementi di ogni tipo per offrire sempre qualcosa in più della controparte.
Sono gli anni in cui i siti avevano i bollini “Ottimizzato per Netscape” o “Better on Explorer” e l’esperienza cambiava drasticamente in base alla scelta. Non c’erano standard, non c’era una pianificazione collegiale, non potevamo essere più lontani dalle idee di Berners-Lee.
La guerra fu affrontata con strategie molto differenti: con la terza versione di Nescape si aggiunsero funzioni ancora oggi essenziali per la rete e si toccoò il 90% della quota mercato, la quarta cercò di integrare sempre più servizi in un solo posto, come le email e IRC, soprattutto per facilitare il lavoro delle aziende.
Dal canto suo, Microsoft sfruttò il quasi totale monopolio sul settore. Quindi mentre Explorer si aggiornava di patch in patch, Gates iniziò a spingere sui canali distributivi, regalando il browser ai produttori di computer ai provider per inserirlo in bundle nel loro hardware, abbassarono il prezzo per l’utenza normale e pagarono ingenti somme ad AOL e altri portali per ottimizzare i loro spazi in favore di IE.
Nel 1996 la Netscape Communications dà il via alle ostilità legali presentando un esposto al Dipartimento di Giustizia nel quale si denunciano delle pratiche commerciali illecite per la promozione di Explorer. Secondo le accuse di Netscape, Microsoft avrebbe concesso ai produttori di computer che non installavano Netscape Navigator all'interno delle loro macchine uno sconto di 3 dollari su ogni singola licenza di Windows 95. Microsoft smentisce e Netscape non riesce a fornire ulteriori prove, ma è solo l’inizio.
E poi BAM! Ecco la cannonata anzi, l’arma non convenzionale, l’atomica, la iprite sulle trincee di Netscape: Internet Explorer 3 debutta il 13 agosto 1996 e viene incluso dentro la nuova versione di Windows 95 e tutte le successive. Gli utenti non avrebbero più dovuto visitare i negozi di informatica per comprare un browser, era già tutto là e funziona bene.
Le cose iniziarono a cambiare, prima lentamente, poi con la forza di una valanga.
Le due aziende erano capaci pure di farsi i dispettucci, tipo che al lancio di IE 4 nel 1997 un gruppo di dipendenti Microsoft lanciò nella fontana della sede di Netscape un enorme icona del browser e quelli di Netscape ci aggiunsero il logo di Mozilla e i numeri 72 e 18, che erano le quote di mercato, per dimostrare che erano ancora i più fighi.
Per quanto ancora però?
Nel 1998 Netscape divenne open source e venne distribuito gratuitamente, ma il modello di business ormai era in crisi nera, schiacciato dalla gratuità di Explorer e dall’impossibilità di fare soldi con le versioni aziendali. Intanto le battaglie legali procedono: l'11 dicembre '97 il giudice Thomas Penfield Jackson emette un ordine temporaneo con il quale si vieta a Microsoft di richiedere l'installazione obbligata di Internet Explorer agli acquirenti di licenze d'uso per Windows 95.
Tuttavia, nel 1998 l’appello darà ragione a Microsoft, che utilizza una scappatoia formale: una lettera ai rivenditori dove si offre la scelta tra una vecchia versione di Windows 95 sprovvista di Internet Explorer ed una nuova versione con il browser integrato.
Quindi sì, potevi effettivamente vendere macchine senza IE preinstallato, ma avrei offerto ai tuoi clienti un sistema operativo vecchio, che comunque poi andava aggiornato. Tutto ruota attorno al concetto di “prodotto integrato”. Secondo un accordo del 1994 Microsoft può sviluppare questi “prodotti integrati” al proprio sistema operativo, e bisogna capire se IE lo è o non lo è. Secondo Jackson no, perché Windows 98 funziona perfettamente anche senza il browser, che può essere disinstallato, secondo Microsoft il 95% del codice resta comunque dentro il sistema, quindi è di fatto integrato e, sempre secondo Microsoft, il sistema operativo non poteva funzionare senza.
Seguono decine di udienze, indagini, perizie (tra cui quella di Lawrence Lessig), testimonianze che vedono un Gates infastidito e arrogante cerca di difendere con le unghie e coi denti il suo diritto di offrire Explorer direttamente nel sistema operativo.
Tutto sempre convergere contro Microsoft, ma il 24 giugno del 1998 la corte federale ribalta l’ordinanza di Jackson sostenendo che Microsoft ha diritto di fare ciò che fa e che ci sarebbero stati gravi errori di procedura che avrebbero compromesso tutto il processo. Una decisione che spiazza tutti e che annulla anche una serie di carteggi interni a Microsoft che dichiaravano apertamente il bisogno di sfruttare Windows per eliminare Navigator. Annulla persino le dichiarazioni di AOL, che testimoniò contro Microsoft evidenziando la pressione che Gates metteva sulle aziende.
Tuttavia, la testimonianza di AOL verrà in parte indebolita dal fatto che l’azienda si comprerà Netscape a novembre del 1998 e questo porterà Netscape a focalizzarsi sempre meno sui browser e sempre più sul software aziendale, abbandonando il campo di battaglia.
La prima guerra dei browser era finita e Microsoft l’aveva vinta. A pensare che oggi Explorer è diventato un meme per le cose lente non ci si crede che fu lui a piantare la bandiera col volto di Gates sulle macerie e fu questo periodo a definirlo come un tiranno dispotico disposto a tutto pur di vincere. Immagine che ha poi cercato di addolcire nel corso degli anni.
All’inizio del 2000 si aprì un periodo di stagnazione in cui Explorer la faceva da padrone, grazie al fatto, come sempre di essere già là, pronto a far navigare una generazione che non vedeva l’ora di buttarsi in rete col suo PC nuovo di zecca comprato per la maturità o poco prima. Certo, c’era Firefox, ma era un prodotto pensato per una nicchia, non potevi certo chiedere alla ragazzina che passava il tempo su MySpace di utilizzarlo.
Ma come sappiamo oggi, fu solo una breve pausa, prima che tutto cambiasse, di nuovo.
Questo è tutto, se pensi che le proteste di Black Lives Matter abbiano senso e vuoi fare qualcosa di concreto qua ecco una soluzione facile.
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