"Oh oh!" aka ICQ e i suoi fratelli
Di quando improvvisamente ci venne data la possibilità di chattare con chiunque bastava avere un numero o cercare a caso su internet (per ritrovarti uno che si fingeva una ragazza)
Ciao gente, come va? Benvenuti al terzo numero di DA DV DGT? La newsletter dedicata all’internet che era, vedo che siete già un bel po’ e questo mi fa piacere, io invece sono sempre elegantemente in ritardo.
In questi giorni di clausura ovviamente siamo tutti su internet a leggere, guardare, fare aperitivi cringe, eccetera. Mi sono chiesto cosa avrei fatto se tutto questo si fosse svolto nel 1997/1998. Probabilmente avrei fuso la PlayStation, ma la sera sarei anche stato parecchio su internet a fare l’unica cosa che potevi fare tranquillamente con la velocità che potevi avere ai tempi: chiacchierare in chat.
E tutti voi naviganti di lunga data penserete “MIRC!” no amici, ne parliamo poi, perché il simbolo di libertà ai tempi era un altro: un fiorellino verde, il fiorellino di ICQ.
Brevissima storia di ICQ
ICQ (ovvero “I seek you” oppure “icciqù” se non volevi farti picchiare a scuola) è stato il primo programma di messaggistica istantanea a diventare ultrapopolare, forse il primo non pensato specificatamente per un pubblico aziendale, militare o universitario.
La sua nascita risale al novembre del 1996, Windows 95 era poco più grande di un anno, Clinton veniva rieletto, il massimo della telefonia mobile era il Motorola StarTAC, gli SMS erano ancora ben lontani dal diventare uno standard diffuso e un’azienda israeliana di nome Mirabilis che capì una roba abbastanza essenziale: un sacco di gente stava arrivando su internet e non aveva idea di come funzionassero le chat IRC (poi ne parleremo, tranquilli) oppure considerava le mail qualcosa di già troppo lento, ci voleva qualcosa che fosse facile, veloce e che permettesse a tutti di comunicare facilmente.
ICQ era tutto questo ed era gratuito, dettaglio fondamentale per un adolescente, appena di iscrivevi ti veniva assegnato un numeretto che era tuo, personale, un po’ come quello del telefono, solo che i telefoni per i ragazzini erano ancora un lusso nel 1996, per molti ICQ fu il primo contatto con ciò che oggi sono gli smartphone: un universo di comunicazione privato, in cui arrivare direttamente ai tuoi amici senza dover passare da tua madre che ti chiama al telefono. In più c’era il brivido di poter potenzialmente chiacchierare con chiunque e ricevere messaggi in remoto quando non si era connessi.
Era una sensazione potente di libertà e possesso, il tuo numero di ICQ era una sorta di codice di appartenenza a un mondo, a un grande insieme di persone. Andando in giro per i primi Lan Party (eventi in cui la gente portava i suoi PC per giocare in rete) a cavallo tra gli anni ’90 e il 2000 mi è capitato di vedere gente che lo scriveva su una maglietta ed era abbastanza comune inserirlo tra le informazioni di contatti nei forum. Il mio è ancora là, nella mia scheda utente di NGI.
Inoltre, è bene ricordare che una volta internet era qualcosa di molto lento, dove i contenuti erano spessi quelli che abbiamo visto la scorsa settimana. Scordatevi migliaia di video scemi su YouTube, scordatevi i social network, lo streaming su Twitch e tutto il resto. Chiacchierare con amici e sconosciuti era l’unica forma di intrattenimento duraturo, soprattutto se vivevi in zone isolate o paesini sperduti. In quel caso i programmi di messaggistica istantanea erano l’unico strumento di fuga dalla realtà schiacciante delle quattro vie di casa tua.
La sostanziale differenza rispetto ai messenger odierni è che là, era praticamente impossibile trovare i tuoi genitori, visto che mancava la corrispondenza con la rubrica del telefono, quindi non potevano esercitare alcuna forma di controllo se non chiuderti l’account. Ma tanto in molti casi non avrebbero saputo come fare e non sapevano nemmeno cosa fosse ICQ, al massimo ti impedivano di usare il PC perché ci stavi troppo e là eri fregato.
Non esiste nostalgia senza gusto o suono, e visto che con internet il primo non vale abbiamo il secondo. Prima dei trilli su MSN o del suono di C6, l’anticamera delle emozioni era quel “oh oh!” che segnalava il messaggio in arrivo, messaggio che poteva essere di tutto: amici, maniaci, nuove conoscenze e primi spam pubblicitari.
Il successo
In neanche due anni ICQ cominciò a diventare lo standard per la comunicazione istantanea online, nonostante una concorrenza sempre più grande e nel 1998 AOL se lo comprò per 287 milioni di dollari, ovvero una delle più grandi offerte mai fatta a una compagnia israeliana.
Nel 1997 debutta infatti AOL Instant Messenger, che per molti diventerà un altro simbolo di quegli anni, e sfrutta una grande intuizione, la “Buddy List” per gli amici più stretti, poi arrivano Yahoo! Messenger e infine MSN nel 1999, che aveva il vantaggio di potersi legare a chi già possedeva un account Hotmail.
A MSN dobbiamo anche i temibili trilli, ovvero la possibilità di far vibrare la finestra della conversazione di un contatto, una roba terribile a pensarci oggi ma perfettamente inserita nel flusso di una comunicazione adolescenziale in cui bastava semplicemente far percepire all’altro la nostra presenza con un segnale.
Nel frattempo fuori da internet gli squilli e gli SMS sono diventati la principale forma di comunicazione degli adolescenti (e se capire le tecnologie di successo devi sempre guardare verso di loro) ma i primi costano e i secondi vanno bene giusto quando hai finito i messaggi gratis nella Summer Card e vuoi far capire a lui che ti deve chiamare (in alternativa puoi andare sui primi portali dove uno dei servizi più in voga è l’invio di SMS dal browser. Lo faceva, ad esempio Clarence).
ICQ e soci non hanno queste limitazioni, anzi, col tempo aggiungono l’invio di immagini, piccoli giochi e ovviamente le emoticon, che passano dall’essere caratteri a vere e proprie faccine. Alla fine degli anni ’90 il successo dei vari sistemi di messaggistica istantanea è ormai globale, nel 2001 erano collegate con ICQ più di 100 milioni di account e nel 2009 MSN aveva 330 milioni di utenti attivi.
Galateo tra messaggiatori
Come ogni cosa dell’essere umano, c’erano regole non scritte ma condivise che evidenziavano i ganzi dagli sfigati, i nabbi dai pro. In assenza di social network la prima impressione sugli altri veniva data dall’icona che avevi scelto su MSN o dalla citazione di Alex Britti o degli Evanescence che avevi scelto come tua frase preferita. Se avessi usato le icone standard saresti stato chiaramente uno appena arrivato, un maniaco o chissà cosa. Le foto personali solo e ed esclusivamente se volevi rimorchiare (ma meglio di no, magari dopo qualche scambio) e allora sotto con Dragon Ball, calciatori, fatine, fiorellini, primi piani del tuo occhio, foto della bocca, paesaggi, animali, Avril Lavigne e così via.
C’era chi iniziava con un ciao, chi ci metteva il sorriso, chi rispondeva subito e chi no, chi ti mandava a quel paese e chi no, chi si fingeva qualcuno dell’altro sesso e chi no, ma tendenzialmente due parole le scambiavi sempre, anche perché a differenza di oggi su internet regnavano i nickname, non i nomi reali, nessuno avrebbe mai e poi mai messo il suo nome e cognome su un programma di messaggistica.
Una cosa è rimasta invariata, il fatto che ci sono due tipi di persone in una chat: quelle che si limitano a chiacchierare e a scambiarsi qualche foto (e se pensate che i ragazzini di oggi si mandino foto di nudo sappiate che succedeva anche quando eravate ragazzini voi) e quelle che utilizzano ogni possibile strumento aggiuntivo, anche il più fastidioso. E quindi su MSN era tutto un trillare, un mandare “megabaci” e altre animazioni di maiali ballerini, gavettoni, ranocchie che ruttano e così via. Dio che odio
E C6?
Oh boy, questo si che è un nome che vi farà saltare un battito del cuore.
In questo panorama variegato un bel giorno spuntò C6, il programma di messagistica istantanea targato Telecom che pur essendo l’ultimo arrivato alla festa aveva una storia lunga e non del tutto chiara. Consultando Wikipedia pare addirittura che il protocollo di C6 Multichat, che si appoggiava sulle chat di Explorer, sia nato nel 1994, due anni prima di ICQ!
Ho chiesto a Mafe de Baggis, una delle poche persone che l’internet italiano se l’è vissuto negli anni del boom. Pare la data più sensata sia il 1998 o giù di lì, anche se forse il protocollo fu sviluppato prima. Fatto sta che chi lo ha sviluppato oggi si sta riprendendo dagli effetti del Covid-19, quindi gli facciamo i nostri auguri e magari poi ne riparliamo. Pazzesco eh?
C6 era inizialmente lo strumento di chat di Atlantide, ovvero la più grande comunità su internet in Italia (a cui ovviamente dedicheremo una puntata) che fu poi inglobata da Virgilio, quindi Telecom Italia, mossa che trasformò C6 in uno dei programmi di riferimento per le chat in Italia. Qua ho trovato un vecchissimo sito che spiega come funziona.
L’interfaccia non era proprio la più bella da vedere e le faccine in bianco e nero mettevano un po’ tristezza, ma C6 permetteva di entrare in alcune chat room moderate o cercare amici, anzi, webfriends, in base a determinati parametri e poi dividerli tra colleghi, amici intimi eccetera. Per anni è stata l’architrave del rimorchio online di milioni di ragazzi e ragazze assieme a Superfighetto (sì, adesso te lo ricordi).
C6 ha chiuso i battenti nel 2011, dopo anni di onorata carriera e senza una vera motivazione, perché nonostante lo tsunami dei social network stava tenendo botta. Probabilmente oggi non lo userebbe più nessuno, ma qualche anno ancora se lo poteva fare. Nel frattempo ho scoperto che Virgilio prova comunque stoicamente a tenere in piedi VPeople una community di gente che si vuole “conoscere” (aka rimorchiare alla vecchia maniera) e mi pare che regga botta.
E gli altri?
AIM è stato spento l’anno scorso, Yahoo nel 2018, MSN nel 2014 mentre ICQ… c’è ancora, adesso è di proprietà di Mail.ru, quindi dei russi, ed è diventato un’app mobile che, probabilmente, vende i tuoi dati a Putin che poi li usa per mandarti le pubblicità pro-Salvini.
Forse era meglio l’oblio. Spegnersi come una band del passato, che suonare come Al Bano per gli oligarchi.
Grazie per aver letto fino a qua, mi rendo conto di aver scritto TANTO, ma l’argomento valeva la pena e comunque ho solo grattato la superfice.
Se ti va ricordati che puoi leggerti un sacco di bella roba su N3rdcore, seguirmi su Instagram oppure vedere la Rassegna Stanca e le interviste su Twitch.