Qual è stata la prima cosa che hai comprato online?
C'è chi spacciava, chi ci ha comprato la pizza, chi un CD di Sting, io mi sa che ho iniziato con le magliette buffe. Una storia di due transazioni che hanno creato l'e-commerce
Ciao benvenuti a DA DV DGT, la newsletter dell’internet che era, che dopo il casino di sabato scorso torna a infestare il tuo sabato.
Per rispondere alla domanda del titolo, onestamente, non me lo ricordo.
Probabilmente dev’essere stato subito dopo aver scoperto ebay, quindi era una maglietta scema stampata in Cina, una statuetta di Dragon Ball o qualcosa del genere, forse gli occhiali come Morpheus (sì, li ho ancora). Mentre se parliamo di eCommerce generico sono quasi sicuro sia stata una maglietta su 80tees, sito che vendeva roba nostalgica ancora prima che fosse una cosa ironica, poi non ironica, poi ironica di nuovo.
Ma il primo oggetto venduto online? La giuria deve ancora decidere perché mancano alcune date e tecnicamente uno dei due oggetti non è stato venduto su internet, ma ordinato. Comunque, le alternative sono due: una pizza o un CD di Sting. Però a essere onesti c’è di mezzo anche la ganja.
Operazione PizzaNet
Nel 1994 ero molto vicino allo scoprire la cultura dello skate, un’epifania che mi portò a sbattere qualche ginocchiata per terra, immaginare di organizzare uno skate event nel cortile di casa e a indossare felpe con nomi che facevano alzare un sopracciglio a mia madre: Caballero, Peralta Air Walk o Santa Cruz.
Erano nomi che evocavano posti lontanissimi, gente che faceva trick impossibili, viveva la cultura della strada, andava alle feste, conosceva le ragazze, mentre io ero chiuso tra quattro viuzze di Firenze a giocare a 1942 nel retrobottega di una latteria. Santa Cruz soprattutto sembrava un nome fichissimo, pieno di sabbia, bikini e una non ben definita aura sacrale, quella che permeava un po’ tutte le secchiate di USA a cui eravamo esposti.
Mai avrei pensato che proprio nel 1994 a Santa Cruz sarebbe stata venduta la prima pizza online.
In quegli anni la rete, ormai l’abbiamo capito, stava cambiando come un insetto che esce dal bozzolo in una forma completamente nuova. Le BBS stavano scomparendo, l’espressione personale era pronta a prendersi tutto, i browser erano a malapena in grado di supportare immagini piccolissimo e il numero totale di utenti sul Web era una piccola parte della popolazione. Solo il progresso era riuscito a trasformare un mondo di accademici e documenti di ricerca in un luogo in cui le persone stavano iniziando a ritrovarsi in comunità online, pubblicando per la prima volta le loro identità digitali.
E mentre alcuni si lanciavano in articoli e analisi su come sarebbe cambiate la nostra vita in un futuro in cui tutto sarebbe stato disponibile online, Pizza Hut pensò che forse i tempi fossero maturi per creare un sistema di ordinazioni online: PizzaNet, al cui sperimentazione partì proprio dalla città di Santa Cruz.
Come funzionava PizzaNet? Siamo nel 1994, scordatevi algoritmi predittivi dei vostri gusti, HTML 5, interfacce e-commerce avanzate, scordatevi persino il flash. Sul sito c’era un semplicissimo modulo con i condimenti e le bevande. L’utente faceva la sua scelta, l’informazione viaggiava verso un server centrale a Wichita e poi tornava al negozio di Santa Cruz, la cui connessione a internet era stata impostata per ricevere specificatamente per ricevere gli ordini. Onde evitare scherzoni o errori, una volta trasmesso l’ordine un impiegato chiamava l’utente e poi la pizza veniva infornata e pagata alla consegna.
In rete si trova anche la testimonianza di Jonathan Cohen, che all’epoca lavorava per l’azienda che si occupò di organizzare e impostare l’operazione PizzaNet: la Santa Cruz Operation. Fun Fact: oggi la SCO porta il bellissimo, tecnicissimo e americanissimo nome di TARANTELLA (giuro).
Nel suo articolo Cohen ricorda con orgoglio la SCO Global Access, la prima piattaforma commerciale a venire integrata in un browser, che rese probabilmente PizzaNet la prima app di e-commerce. Un aspetto interessante è che l’infrastruttura dell’interfaccia si basava sulla tecnologia Mosaic che poi si trasformò entro la fine del ’94 in Netscape Navigator, ma questa è un’altra storia.
Cohen ha anche il coraggio di ammettere che all’epoca l’idea gli sembrava una gran cazzata che avrebbe solo coperto di ridicolo la SCO. Non vedeva alcun tipo di profitto in questa moda di internet, secondo lui l’azienda avrebbe dovuto competere a un livello più altro con Sun e Microsoft. Per fortuna il semaforo vedere all’operazione PizzaNet arrivò direttamente dal capo della SCO, Doug Michels.
Alla presentazione di PizzaNet parteciparono circa 100 giornalisti, incuriositi da questa mirabolante novità delle autostrade informatiche. In effetti ancora oggi l’idea di una pizza ordinata via internet conserva le caratteristiche della notizia perfetta: qualcosa di familiare per l’uomo comune mescolato col fascino della novità e volendo ti becchi anche la curiosità negativa di quello che preferisce le cose alla vecchia maniera.
Quello che i giornalisti non sapevano è che la SCO aveva un sistema di backup, che è un nome molto altisonante per definire un tizio dal telefono pubblico più vicino avrebbe confermato l’ordine al Pizza Hut di Santa Cruz, onde evitare problemi.
Tecnicamente la presentazione andò bene, ma il fattorino si perse e le pizze arrivarono fredde dopo un’ora. Cohen era pronto a svegliarsi la mattina dopo all’interno di un disastro comunicativo, invece il servizio fu accolto con recensioni estremamente positive dalla stampa e PizzaNet e la SCO diventarono una notizia di rilevanza nazionale, portando in alto il valore delle azioni della compagnia. La settimana successiva la SCO si portò a casa un altro record: il primo concerto live su internet, dal campus dell’ateneo locale.
Seven Days, anzi forse un po’ di più
L’11 agosto dello stesso anno a migliaia di chilometri da Santa Cruz Dan Kohn uno studente dell’Università di Swarthmore nel Delaware, si appresta a fare la storia grazie a Summoner’s Tales, album di Sting del 1993.
Non è in fondo un caso che gli studenti, insieme ai pochi che già lavoravano nelle aziende IT dell’epoca, siano al centro di questa storia. Le università sono i pochi posti in cui l’accesso a internet è garantito dalla facoltà, fuori dagli atenei le connessioni private sono poche, costose e molti non saprebbero neppure che farsene.
Non è dunque un caso se molti anni prima di Kohn uno studente usò Arpanet nel 1971 per spacciare marijuana, ma a differenza di PizzaNet non era un sito di e-commerce apposito e, a differenza di quanto fece Kohn, la transazione monetaria fu effettuata con denaro contante.
Mentre seguiva dei corsi alla London School of Economics di Londra, Kohn un giorno si collegò al suo computer a Swarthmore per controllare la posta elettronica. Oggi è una roba banale, all’epoca era come connettersi con una specie aliena. L’esperienza fu così epocale che una domanda gli scoppiò in testa “ma perché la gente non usa internet per vendere cose?”.
A questo punto la storia prende la piega di tanti racconti di successo nell’era di Internet: Kohn riunisce un gruppo di compagni di studi, fonda una compagnia, la NetMarket, con sede in una normalissima abitazione e inizia a lavorare al progetto. Il cuore dell’operazione era ovviamente la sicurezza, quindi NetMarket si appoggiò a un algoritmo di crittografia sviluppato dalla RSA Data Security, che fornì anche il programma di cifratura chiamato PGP: Pretty Good Privacy. Anche qua tutto si basa su architettura Unix e Mosaic, ovvero Netscape. Per quanto riguarda la distribuzione dei CD, Kohn si appoggiò alla Noteworthy Music, un’azienda del New Hampshire da cui si riforniva ordinando gli album via fax.
E così l’11 agosto un amico di Kohn, Phil Brandenberger, si connette a Internet e, tramite una chiave di sicurezza, invia i dati della sua carta di credito per pagare 12,48 dollari un CD di Sting che arriverà per posta dopo qualche settimana.
Qualche istante dopo, come recita l’articolo del Times che riporta la notizia, una bottiglia di champagne viene stappata in un appartamento di Nashua, dove quattro ragazzi che “non vedono molto la luce del sole” hanno appena fatto la storia.
A dirla tutta Internet Shopping Network sostiene di aver iniziato a vendere hardware nel 1994 prima della NetMarket e CDconnection.com sostiene di farlo dal 1990, ma al di là del fatto che non c’è alcuna certezza, non suonava bene per chiudere questo racconto.
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