Flash! AAAAAAAAAAH!
La storia dell'ennesima componente di internet che pensavamo non se ne sarebbe mai andata e di come ha contribuito alle sue subculture
Eccoci di fronte a una nuova puntata di DA DV DGT? La newsletter dell’internet che era. Oggi ho scoperto che sul portatile il tasto V non funziona benissimo, quindi potrebbero esserci più refusi del solito. ediamo un po’.
Da quando ho iniziato questa newsletter uno dei luoghi che visito più spesso è quell’incredibile progetto che va sotto il nome di Internet Archive. Al suo interno si trovano catalogate tutte le principali riviste di videogiochi di quando avevo sedici anni, alcuni siti internet storici, vecchie righe di codice di Geocities, sprazzi di login di Superfighetto e tante altre chicche.
C’è una cosa, tuttavia, che non si trova quasi mai, del quale restano solo rettangoli grigi e spazi bianchi: i siti in Flash.
Flash nella storia di Internet è come Atlantide: una grandissima civiltà del passato che ha toccato vette altissime e della quale restano solo leggende e presunte rovine. Cercare oggi un sito in Flash è praticamente impossibile perché è un linguaggio che non viene praticamente più supportato e i browser non hanno più gli “occhi” per vederlo. È una lingua della quale non abbiamo una stele di Rosetta.
Ma una volta qua era tutto Flash, era un florilegio di animazioni, suoni, movimento e videogiochi, anzi, Flash ha fatto tantissimo per il sottobosco degli indie.
Il concetto di Flash nasce nel momento in cui Jonathan Gay incontra Charlie Jackson in un gruppo di utenti Macintosh. Gay sviluppa software per i computer Apple, Jackson gestisce il gruppo e vorrebbe tanto entrare nel mondo degli sviluppatori Mac. Insieme a Michelle Welsh, che gestirà il marketing, fonderanno FutureWave Software nel 1993.
Inizialmente l’azienda si occupa di software per la moda del momento: il pen computing. Questi sono gli anni in cui si inizia a parlare di palmari, di scrivere sugli schermi, di penne intelligenti e il loro contributo alla causa sarà SmartSketch, un programma di scrittura e disegno in cui vengono aggiunte alcune funzioni di animazione perché a detta di alcuni tester, il programma sembra particolarmente utile in quel campo.
C’è un problema però: per creare Smartsketch ci vogliono due anni e sono più che sufficienti per far passare la moda del pen computing. Siamo nel 1995 sapete cosa va un casino quell’anno? Il World Wide Web. SmartSketch viene trasformato in un programma di animazione web chiamato FutureSplash. Ah che belli i nomi dei programmi negli anni ’90.
FutureSplash è diviso in due parti: l’Animator permette di creare animazioni in maniera facile e intuitiva, disegnando ogni singolo frame, il Viewer invece è un programma per Explorer e Netscape (sigh) necessario per comprimere e vedere l’animazione sul browser. È necessario ovviamente che le persone si scarichino almeno il Viewer per poter visualizzare le animazioni, dunque, ancora prima di chiamarsi Flash la questione era totalmente legata al supporto degli utenti e alla creazione di contenuti che, altrimenti, sarebbero rimasti invisibili.
La botta di culo fondamentale che c’è in ogni storia arriva in questo caso da Netscape, che aggiunge il FutureSplash Player tra le sue estensioni supportate. Siamo nel 1996, la concorrenza è assente, la voglia di novità tanta, gli utenti Netscape sono ben felici di scaricare un programmino che gli fa vedere le cose fighe. Poco dopo bussa anche Microsoft che vuole creare un player embeddato dentro MSN.com, che già all’epoca era una delle pagine più visitate del mondo, essendo la homepage base di Explorer.
Questa esposizione enorme porterà FutureSplash a diventare interessante per Macromedia, una compagnia che in quegli anni sta facendo fatica con un prodotto simile: Shockwave. Perché fare la concorrenza quando puoi comprarli?
Tuttavia, FutureSplash era un nome lungo e bruttino anche per gli standard dell’epoca. Per migliorarlo senza fargli perdere del tutto l’identità Macromedia sceglie di comprimerlo in F(uturesp)LASH. Sì, Flash suona molto più dinamico e giovane. Il grandissimo salto di qualità avviene nel 2000 quando l’introduzione di Actionscripts permette la creazione non più solo di animazioni, ma di interi siti direttamente in Flash.
Da quel momento in poi Flash diventa parte integrante della rete e una delle cose che dovevi saper usare per lavorare in rete e creare contenuti per siti web, che lo utilizzano per creare contenuti di ogni tipo, contenuti tipo Superfighetto e Megatipina. Una delle community che più mi piace ricordare in questo senso è Newgrounds.
Newgrounds nasce poco prima che FutureSplash diventi Flash dalla mente di Tom Fulp che sta cercando un modo per portare su internet la sua rivista amatoriale sul Neo Geo che portava lo stesso nome. L’incontro tra Fulp e Flash, che detto così pare il nome di un cartone animato, è uno di quei momenti in cui la persona giusta incontra lo strumento che gli cambierà la vita, di entrambi.
Da quel momento Fulp comincia a sviluppare giochi e animazioni strani, bizzarri, perturbanti e creativi, caratterizzati spesso da una forte dose di violenza molto adolescenziale.
E per “perturbanti” intendo, Club a Seal, un gioco in cui bisognava prendere a mazzate le foche. La cosa assurda è che Fulp non è assolutamente a favore di questa pratica. Crea il gioco solo perché da ragazzino vede un documentario in cui un uomo uccide una foca in questo modo barbaro ed era per lui una forma, probabilmente, di catarsi. Qualche anno dopo svilupperà un gioco in cui una foca scuoia gli umani.
Newgrounds diventa la sua vetrina dove esporre produzioni che il pubblico può giocare liberamente. I numeri crescono, Fulp inizia a vendere gadget per mantenere l’hosting, poi arriva la pubblicità e le collaborazioni, tipo quella con la Troma, sì la Troma, che paga l’hosting e si tiene parte dei guadagni. Ovviamente non mancano forum e chat, per creare ancora di più un senso di comunità, al quale manca solo l’ultimo tassello: i contenuti degli altri.
Nel 2000 viene aperta una sezione chiamata The Portal, in cui tutti possono inserire le loro creazioni. The Portal diventa immediatamente una delle vetrine più importanti di internet per animatori, sviluppatori e scrittori. Artwork, video, cartoni animati, videogiochi invadono rapidamente The Portal in cerca di spazio, validazione e feedback. Il bisogno di venire incontro ai bisogni della community renderà Newgrounds uno dei primi siti con un sistema di voti dell’utenza.
Non è poi così folle dire che Newgrounds ha rappresentato per l’internet a cavallo del 2000 ciò che qualche anno prima erano le prime tv commerciali: contenitori non solo di contenuti di ogni tipo, ma soprattutto veicoli di cultura popolare che può sfruttare la rapidissima condivisione data dalla rete. Su Newgrounds nasceranno i primi video virali, i primi tormentoni della rete, grazie anche alla cultura del meme, e delle reaction che stava muovendo i primi passi.
Sto per dire cose che attiveranno parti sopite della vostra memoria: vi ricordate TASSOTASSOTASSO (ovvero BADGERBADGERBADGER)? Vi ricordate Salad Fingers, the Llama Song? Peanut Butter Jelly Time, Star Wars Kid, All your base are Belong to Us? Ma soprattutto vi ricordate Numa Numa Guy/Dance? Nascono tutti qua.
Tutti.
Oggi Newgrounds è ancora vivo, ma molto diverso, ha visto calare progressivamente la sua rilevanza quando Flash è caduto in declino, per poi crescere nuovamente dopo il ban del porno da parte di Tumblr. Al suo interno si fanno ancora tante cose, ma non è più il fulcro della subcultura web come nei primi anni 2000.
Tornando a Flash, la possibilità di creare interi siti utilizzando le sue animazioni sembra fantascienza dopo anni di HTML, che ormai viene usato solo per creare l’embed del player sulle pagine. Ecco perché oggi tanti contenuti di quegli anni sono stati spazzati via insieme a Flash stesso.
Nel 2002 dentro Flash 6 trova spazio una novità cruciale: il supporto per i video. Fino a quel momento inserire un contenuto video sul proprio sito, vuoi per colpa della mancanza di standard, vuoi per le connessioni, era un dramma fatto di attese e Real Player, ma Flash MX permise la creazione di video cross-platform affidabili e non troppo pesanti.
Caso vuole che attorno al 2005 un gruppetto di ingegneri di PayPal decise che era arrivato il momento di creare qualcosa di nuovo sulla rete, magari un sito di appuntamenti… naaaa meglio un sito dove caricare i propri video, chiamato YouTube.
YouTube e Flash MX erano perfetti l’uno per l’altro.
In effetti, Flash fu fondamentale per la nascita di YouTube. All'inizio, quando Chad Hurley, Steve Chen e Jawed Karim stavano ancora lottando per trovare l'idea giusta, Karim partecipò a un barbecue dove incontrò l'investitore Keith Rabois. Karim parlò del progetto a Rabois, il quale chiese subito se il loro lettore video utilizzava Flash. Alla risposta affermativa seguì l’immediato interessa a investirci.
A quanto pare, Rabois stava specificatamente cercando un'azienda che sfruttasse la tecnologia Flash e riconobbe il potenziale dei video online. Fu sempre Rabois a convincere il team di YouTube a abbandonare le loro pretese su un sito di appuntamenti e concentrarsi su ciò in cui erano bravi: caricare e trasmettere video.
Un anno dopo Google comprò YouTube e alla fine del 2006 era ormai praticamente impossibile trovare il punto di congiunzione tra Flash e le altre tecnologie del web. Non esisteva browser senza integrazione Flash, non potevi lavorare allo sviluppo web se non lo conoscevi, anzi, non potevi neppure esprimere la tua arte, considerando l’importanza di siti come Newgrounds (nel frattempo Fulp era pronto a lanciare i suoi videogiochi sulle principali console e più avanti svilupperà l’ottimo picchiaduro Castle Crashers). C’era il problema che la roba in flash non poteva essere indicizzata, ma se ne fottevano tutti allegramente e trovavano soluzioni alternative.
Poi, improvvisamente, due sviluppatori che volevano creare software per Apple proprio da Apple furono pugnalati.
Nel 2007 esce l’iPhone, il telefono che cambierà le carte in tavola, ed esce senza supporto a Flash. Lo fa perché consuma troppa batteria, perché i giochi e le app in Flash potrebbero portare a non usare quelle sull’App Store, o forse lo fa per dimostrare che Apple ha il potere di decidere cosa è di moda e cosa no.
Inizialmente tutti la giudicano una scelta folle, Apple di sicuro tornerà indietro, ma figuriamoci, che rete sarebbe senza Flash?
Quest’anno Adobe, che nel frattempo si era comprata Macromedia, termina ufficialmente il supporto a Flash. Nel 2010 Jobs scrisse un documento in cui spiegava quella scelta. “Perhaps Adobe should focus more on creating great HTML5 tools for the future, and less on criticizing Apple for leaving the past behind”. Sick burn man.
Alcune contenuti in flash sono stati convertiti in HTML5, degli altri resta meno che della statua in Ozymandias. Spazi vuoti, in cui una volta la creatività e l’estro galoppavano liberi.
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